La guerra in Ucraina non è la prima a essere raccontata via social, come dice Barbara Stefanelli (vicedirettrice vicario del Corriere della Sera) nell’audio che potete ascoltare qui sotto. È però la prima guerra raccontata via podcast. Mai prima d’ora così tanti giornalisti sul campo avevano fatto informazione in questo modo (ne ha scritto anche Gabriele Cruciata su The Slow Journalist).
Gli esempi sono moltissimi (Hyperradio e Orecchiabile ne hanno raccolti diversi). L’ultimo è quello di Annalisa Camilli per Storielibere.fm, Da Kiev. Qui ho scelto di approfondire i tre in italiano che per primi hanno iniziato a coprire il conflitto sul campo, quelli di cui avevo parlato nel mio meta podcast, Parliamo di podcast: Stories, Corriere Daily e I podcast di Micromega.
Ho mandato alcune domande per iscritto, via WhatsApp, agli autori e ai curatori di questi podcast: Francesca Milano e Cecilia Sala per Stories, Tommaso Pellizzari e Barbara Stefanelli per Corriere Daily, Valerio Nicolosi per I podcast di Micromega. E ho chiesto loro di rispondere attraverso dei messaggi vocali, che ho poi editato. È una forma ibrida che non avevo mai sperimentato prima. Se vi va, fatemi sapere che ne pensate.
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Stories di Cecilia Sala, Chora Media
Stories è il podcast quotidiano di Cecilia Sala per Chora Media. Esce da lunedì a venerdì alle 18. Ogni puntata dura tra i 5 e i 10 minuti e contiene una storia di esteri. L’idea di raccogliere storie sul campo, che esisteva fin dal lancio di Stories a inizio gennaio, si è concretizzata quando Sala ha fatto la prima trasferta in Ucraina, a fine gennaio. E ci è poi tornata quando è scoppiato il conflitto. Sala è diventata così la prima giornalista italiana inviata sul campo con lo scopo preciso di fare un podcast. E Stories si è trasformato in un audio diario di guerra (ne ha scritto su Altre/storie Mario Calabresi – lui stesso ha realizzato dei podcast sul campo, al confine tra Romania e Ucraina). Ho fatto qualche domanda a Sala e a Francesca Milano, la curatrice del podcast. Post produzione e sound design sono di Daniele Marinello, che ne ha parlato nella newsletter di Chora, Verba manent.
Francesca, quale lavoro c’è dietro le quinte delle puntate di Stories registrate in Ucraina?
Cecilia, hai iniziato a fare la giornalista realizzando video reportage e articoli per la carta o il web. Com’è cambiato il tuo approccio come inviata di una realtà come Chora, che lavora invece con l’audio?
Come hai organizzato il lavoro per preparare le puntate quando eri in Ucraina?
Nelle puntate ucraine di Stories abbiamo ascoltato le voci delle persone con cui hai parlato, suoni e rumori che ci permettevano di calarci con le orecchie nei luoghi dove sei stata. E soprattutto abbiamo ascoltato la tua voce: al centro di ogni puntata c’eri anche tu. Credi che sia questo il segreto dell’empatia che – penso – si è innescata in molti ascoltatori?
Secondo te i podcast rappresentano, o possono segnare, un qualche tipo di rivoluzione nel modo di raccontare gli esteri e di fare, in generale, giornalismo sul campo?
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Corriere Daily del Corriere della Sera
Corriere Daily è il podcast quotidiano del Corriere della Sera, uno spazio di approfondimento di notizie d’attualità. È stato lanciato nel luglio 2020, lo conduce Tommaso Pellizzari e ci lavorano Carlo Annese e Francesco Giambertone. Esce tutte le mattine da lunedì a venerdì. Ogni puntata dura tra i 10 e i 15 minuti ed è divisa in due parti: a volte ci sono due notizie, altre due prospettive diverse sulla stessa notizia. Quest’ultimo è il caso dello Speciale Ucraina, inaugurato il 24 febbraio, quando i russi hanno iniziato a bombardare Kyiv. Nella prima parte di ogni puntata sull’Ucraina ascoltiamo la testimonianza di uno dei giornalisti del Corriere sul campo, nella seconda l’analisi di Barbara Stefanelli o Daniele Manca (entrambi vicedirettori). Ne ho parlato con Pellizzari e con Stefanelli, l’ideatrice del podcast.
Tommaso, come nascono le puntate dello Speciale Ucraina di Corriere Daily e come sono strutturate?
Barbara, qual é il valore aggiunto di contenuti di questo tipo per un grande giornale come il Corriere?
Hai iniziato la tua carriera al Corriere, nel ‘92, come giornalista di esteri. Sei anche stata caporedattrice della redazione esteri. Che ruolo ha avuto l’audio nel racconto degli esteri prima dell’avvento dei podcast?
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I podcast di Micromega di Valerio Nicolosi
Micromega è una rivista italiana di approfondimento culturale e politico. I podcast di Micromega hanno fatto la prima comparsa nel marzo 2021. Da allora sono state pubblicate alcune puntate senza troppe pretese e con una cadenza del tutto irregolare. Come ha detto Valerio Nicolosi, inviato della rivista, il “canale” era praticamente morto. Finché non è scoppiato il conflitto in Ucraina. In quei giorni Nicolosi era a Kyiv per scrivere un reportage per Micromega (cosa che ha poi fatto). Daniele Nalbone, in redazione, gli ha chiesto di mandargli degli audio, offrendosi di trasformarli lui stesso in articoli. Ma poi si è deciso di pubblicare quei messaggi vocali come podcast. E nel giro di qualche giorno I podcast di Micromega sono finiti in cima alle classifiche. Qui sotto trovate le domande che ho fatto a Nicolosi (che ora è al confine tra Romania e Ucraina) e le sue risposte audio.
I podcast lavorano per sottrazione. Via le immagini. Via le parole scritte. Rimane un unico senso: l’udito. Ed è stato proprio il racconto audio, come hai spiegato insieme a Daniele Nalbone, a risultare quello più adatto, e forse anche quello più forte, per descrivere ciò che stava accadendo in Ucraina. Perché, secondo te?
I podcast che hai realizzato sul campo sono in sostanza dei messaggi vocali. A volte si sente bene, altre volte meno. La post produzione è praticamente assente. Ci siamo sempre detti che la qualità dell’audio è il requisito minimo per il successo di un podcast. In questo caso non è stato così. Quale pensi che sia il motivo?
Avevi già lavorato a dei podcast, Storie dalle frontiere e Vite. In che modo questa esperienza pregressa ti ha aiutato nel lavoro in Ucraina?
Credi che il tuo racconto audio ucraino influirà sul tuo modo di fare giornalismo su carta o con i video?
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