Mi chiamo Saveria Raimondi, sono project manager e producer in una casa di produzione che realizza progetti multimediali nell’ambito della musica classica. Da anni affianco gli autori nella creazione di racconti e storie, soprattutto documentari ma anche podcast, e per loro recupero e verifico i materiali a supporto della linea narrativa.
Raccontare storie ci sembra la cosa più spontanea e naturale al mondo: tutta la nostra vita è un atto narrativo. Ma nel momento in cui decidiamo di rendere pubblica una storia, magari sotto forma di podcast, la faccenda potrebbe complicarsi un po’. In fase di produzione è bene fare attenzione a ciò che usiamo a supporto del racconto: alcuni elementi possono essere opera dell’ingegno di qualcuno, che potrebbe rivendicarne la paternità e pretendere un contributo economico.
Molte volte mi sono trovata in dubbio se e come usare un particolare repertorio. Non sono un avvocato, perciò nel tempo ho imparato a destreggiarmi tra licenze e autorizzazioni, tra pubblico dominio e opere tutelate. Prima fra tutte è la legge sul diritto d’autore con cui ho dovuto prendere confidenza, la n. 633 del 1941, che tutela “le opere dell’ingegno di carattere creativo che appartengono alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, al teatro ed alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione”. Ma partiamo dall’inizio: il momento in cui abbiamo un’idea.
I PASSI PRELIMINARI: RICERCA E ORIGINALITÀ
Prima di iniziare con la scrittura, è utile fare ricerca. In un mercato caratterizzato da un’offerta così ampia, per emergere diventa strategico conoscere se e come l’argomento del nostro podcast è stato trattato e adottare un punto di vista originale. Titolo, logo e copertina, i primi elementi che ci rendono riconoscibili, devono essere il più possibile unici. Scegliere, più o meno consapevolmente, nomi che richiamano podcast di successo al fine di farci trovare più facilmente, o adottare linguaggi e format di altri progetti, potrebbe essere molto rischioso. Questo è un tema caldo per tutti, creator e produttori, indipendentemente da quanto influenti. Di recente, Sony e Spotify hanno proprio avuto problemi di questo tipo. Originalità e una buona ricerca possono essere di grande aiuto.
UN ELEMENTO SEMPRE PRESENTE: LA SIGLA
Ho cominciato ad ascoltare podcast nel 2018 con Morgana di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri e poi tanti altri, anche indipendenti, come Camposanto di Giulia Depentor. Ascoltandoli, è subito chiaro quanto la sigla costituisca un biglietto da visita per ogni podcast e che cambiarla in corsa, a causa di un cavillo, non sia proprio il massimo.
L’ideale sarebbe avere un amico compositore con cui lavorare assieme per raggiungere il sound perfetto. Tuttavia non sempre se ne ha l’opportunità e per questo esistono numerosi portali che offrono basi musicali royalty-free suddivise per mood: alcuni sono gratuiti (Orange Free Sound, Silverman Sound Studios), altri a pagamento e per tutte le tasche (Jamendo, Premium Beat, Epidemic Sound).
Quando si sceglie, è utile prestare attenzione alle condizioni generali del servizio e, in qualche caso, anche del singolo brano. Sono di solito proposte licenze non esclusive. Si può correre il rischio che altri podcaster optino per la stessa traccia ma la varietà di basi è assai vasta. Cerca sempre la più ampia diffusione possibile, senza limiti di tempo e di scopi, compresi i fini commerciali. Al momento, forse, non riusciamo a immaginare uno sfruttamento economico del nostro podcast ma disporre di tutte le carte in regola per farne qualsiasi cosa in futuro è estremamente importante. Infine, dai uno sguardo anche alla guida alle licenze Creative Commons.
COME SCEGLIERE LA MUSICA
Seguendo gli stessi criteri adottati per la sigla, possiamo passare in rassegna tutte le basi proposte dalle libraries e ricreare, così, le atmosfere che desideriamo.
Ma se ci interessasse proprio quella precisa canzone?
Qui il gioco si fa duro! Per inserire nel proprio podcast una canzone o brano musicale è necessario il consenso di tre figure: l’autore (di musica e di testi, in caso di canzoni), gli interpreti e i proprietari del master, ossia la casa discografica.
Il diritto patrimoniale d’autore regola lo sfruttamento economico di un’opera d’ingegno. Vale per tutta la vita dell’autore e si estende fino a 70 anni dalla sua morte. Terminati questi, l’opera entrerà in pubblico dominio e decadrà la possibilità di qualsiasi sfruttamento economico sulla composizione in sé. Gli interpreti e i proprietari del master, però, potranno continuare a esercitare i cosiddetti diritti connessi, ossia legati all’esecuzione dell’opera musicale. A volte gli interpreti coincidono con gli autori, altre volte sono coautori, nel mondo della musica classica sono per lo più degli esecutori. I proprietari del master a cui si è interessati, invece, rivendicano un compenso per l’uso della registrazione da loro prodotta. Insomma, è necessario ottenere il consenso di tutte queste figure prima di inserire nel podcast musica tratta dal repertorio discografico. Si tratta di un processo complesso e costoso a cui, però, si può ovviare con alcune alternative come l’uso di sound alike, ossia assonanze che suggeriscono le atmosfere di quel particolare brano famoso. Infine, le aziende specializzate in consulenza musicale, come Machiavelli Music, sono un valido aiuto.
EFFETTI SONORI A SUPPORTO DEL RACCONTO
Recuperare da sé gli effetti sonori dona maggiore autenticità ma a volte è più facile a dirsi che a farsi. Su Freesound, Universal Soundbank o Big Sound Bank troverai tanti suoni gratuiti; tuttavia, ricerca sempre le medesime condizioni sopra descritte per le basi musicali. Anche l’effetto sonoro desiderato deve essere royalty-free e i termini d’uso devono garantirci la possibilità di fare qualsiasi cosa, compresa la modifica o la parziale alterazione.
INSERIMENTO DI INTERVISTE E ALTRE FONTI SONORE
Durante la realizzazione del nostro podcast, potrebbe esserci d’aiuto un contributo audio diverso dalla musica: potrebbe essere un’intervista, uno spezzone di un programma tv o radio o di un film. La regola aurea prevede che si debba ottenere dagli aventi diritto il permesso per iscritto di far uso all’interno del proprio progetto di materiale non prodotto da noi. Tuttavia, sempre all’interno della legge n.633/1941 è previsto anche un uso legittimo sottoforma di citazione. Come? Citando una porzione limitata dell’opera originale e a scopo di critica, di discussione o di insegnamento, riferendo per bene le fonti e stando attenti a non creare danni economici al detentore di diritti.
Tutt’altra cosa se invece quel contributo parlato, un’intervista ad esempio, la realizzassimo noi. Dovremo solo ricordarci di far firmare al nostro ospite una liberatoria che ci autorizzi all’uso delle sue dichiarazioni.
MAI DIMENTICARE I CREDITI
Infine, ricordiamoci sempre dei crediti. Soprattutto se abbiamo fatto uso di qualche citazione o se troviamo libraries che concedono l’uso gratuito a fronte della sola menzione, cerchiamo di riservare uno spazietto per loro: in alcuni podcast, troviamo i crediti citati in chiusura, letti uno per uno dopo i nomi di tutte le persone che hanno contribuito alla produzione, come accade nei titoli di coda di un film; in alternativa, i contributi audio possono essere indicati nella sinossi, ossia il testo riassuntivo che possiamo trovare in corrispondenza del titolo della puntata che ci interessa ascoltare. Se disponiamo di un sito web dedicato, questo potrebbe essere un altro valido spazio in cui pubblicare le fonti e i crediti di ciascun episodio.
Non dimentichiamocene poiché potrebbe capitare anche a noi un giorno di essere utili a qualcuno e di chiedere in cambio solamente un piccolo pubblico grazie.
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