Mi ricordo molto bene l’agosto del 2017 quando ho pubblicato il primo file audio, chiamandolo “Il Caffettino”.
Tutto è cominciato in modo molto banale: essendo il primo ad arrivare in ufficio, aspettavo l’inizio della giornata lavorativa condividendo notizie nel mondo del social/marketing con alcuni amici sparsi per il mondo, mentre bevevo un pessimo caffè di fronte alla macchinetta. I primi ascoltatori erano per lo più amici pigri o non così “esperti” da creare un feed Rss con le notizie dalle varie testate internazionali. Così, io inviavo loro manualmente un vocale registrato di fronte alla macchinetta del caffè. Quello che mi ha sorpreso è stato il fatto che le persone erano interessate soprattutto a ciò che pensavo delle notizie.
Per semplicità, dopo aver testato mille alternative che mi rubavano troppo tempo (dalle dirette su Facebook ai blog), ho cominciato a registrare degli audio con il cellulare e a caricarli su un FTP (File Transfer Protocol, ossia un software per caricare i file online su un sito), per poi aprire un account su Spreaker.
Ho sempre fatto tutto in casa, dall’inizio alla fine. Oggi lo chiamerei essere un “fullstack”: uno sviluppatore che sa fare un po’ di tutto. Credo che questo approccio derivi dalla mia prima esperienza nel mondo con la mia startup nel 1999, quando avevo 15 anni. Creai un portale musicale dove recensivo dischi e concerti, ma oltre a essere il fondatore, ero anche lo sviluppatore, il grafico, e così via.
Il progetto podcast sembrava chiaro: dovevo investire al massimo cinque minuti per l’intera procedura. Mi sono detto: “Se impiego più di cinque minuti al giorno, allora non lo farò e mi dedicherò a studiare altro”. Da quel momento, Il Caffettino è diventato il mio momento di sperimentazione. Prima una, poi tre puntate a settimana, in cui potevo fare quello che non osavo fare in radio o negli eventi: dire la mia senza troppe mezze parole.
Grazie a questo esperimento, ho cominciato ad appassionarmi alle testate internazionali, dove arrivano notizie e opinioni fresche e stimolanti. Nella mia carriera da manager (da Nestlé a Giochi Preziosi) e poi da imprenditore, ho sempre cercato di capire come funzionano effettivamente le cose, al di là del marketing. E anche di come non funzionano, ogni tanto, per me.
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Qualche mese dopo l’inizio del podcast, ho scritto un libro, Startup di Merda. Il testo criticava il modello di successo facile delle startup e chi, come me, vi aveva creduto. Il successo del libro mi ha convinto che mancasse un elemento importante nel podcast: il pensiero critico. Da quel momento, l’innovazione nel Caffettino non è stata più solo entusiasmo nel futuro, ma anche uno strumento di critica. Non ero più un seguace.
Da lì mi sono concentrato ancora di più sull’opinione, oltre alle notizie. Questa visione alternativa ha attirato nuovi ascoltatori: non solo addetti ai lavori, ma anche persone attratte dall’idea di ascoltare un pensiero diverso.
Successivamente, ho introdotto un’altra caratteristica distintiva: il timing fisso, 4 minuti e 50 secondi. Avere uno standard ben definito significa essere capaci di trasmettere una notizia in un certo lasso di tempo, con la giusta intensità e bilanciamento. Grazie alla mia esperienza in radio con m2o/Radio Deejay e all’inizio con le radio locali rock, mi sono trovato subito a mio agio. Avevo una cornice in cui far scorrere la creatività.
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In breve tempo è nata la community del Caffettino, che attraverso un account Patreon ha sostenuto i primi acquisti tecnici. Nel mulino ad acqua di famiglia (dove vivo) ho costruito uno studio che mi ha reso autonomo per qualsiasi tipo di registrazione. Sono passato da tre puntate a cinque a settimana. Finalmente potevo lavorare su Il Caffettino con maggiore qualità. La bellezza di svegliarmi presto al mattino e scendere in studio per fare la rassegna stampa digitale mi entusiasmava. Nel frattempo, le puntate aumentavano: 50, 100, 500, 900…
Sono migliorato parecchio dalla prima puntata, ma sono molto autocritico. A un certo punto mi sono stancato, ho avuto una crisi di identità: “A che serve fare un podcast?” mi sono chiesto. Ho sentito il desiderio di conoscere da vicino i miei ascoltatori per capire se “servivo” a qualcosa. Ho imparato velocemente che le classifiche, i premi e gli ascolti valgono poco. Volevo capire di più e distaccarmi dagli algoritmi che vedevo sempre più presenti, come sui social network.
Per festeggiare la puntata numero mille (che inizialmente pensavo sarebbe stata la chiusura del podcast), ho organizzato un tour d’Italia per incontrare dieci ascoltatori tra centinaia di candidati. Volevo convincermi che non era il caso di chiudere, ma prima volevo incontrare i miei ascoltatori dal vivo.
Ho trascorso una settimana con persone meravigliose: alcuni mi ascoltavano per diletto, altri per lavoro, altri ancora per l’opinione non scontata. C’è stato persino chi, durante una maratona, ha ascoltato 900 puntate. In pratica, si è ascoltato le puntate durante le ripetute e i lunghi per prepararsi alla grande gara. Un mini corso universitario audio a base di innovazione!
Con una piccola troupe auto-finanziata, ho girato un documentario a puntate sulle loro storie e su come il podcast influenzasse la loro quotidianità. E ho capito perché facevo e faccio Il Caffettino: perché servo, aiuto e ogni tanto faccio ragionare.
Grazie ai feedback dal vivo, ho creato un episodio riassuntivo settimanale (pubblicato ogni domenica) e, dopo alcuni mesi, anche un “Caffettino a due voci”: un episodio più lungo con un’altra persona a cui pongo una domanda iniziale, e poi vediamo cosa succede.
Un altro aspetto di cui sono fiero è “Il Caffettino Live”. Oltre alle puntate in studio, il podcast si è trasformato anche in un evento dal vivo, come è successo al WMF di Rimini con una maratona di 24 ore in tre giorni.
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Mi sono auto-organizzato nello studio di testi e notizie dall’estero, nel fare un lavoro di sintesi, nel ragionare e nell’ascoltare le opinioni degli altri. Ho trovato il mio modo di procedere. Ogni mese cerco di migliorarlo. Grazie al mio piccolo team, abbiamo riscritto tutte le musiche, i jingle e i suoni presenti nel podcast. Tutto originale, creato da noi, niente di preconfezionato.
Oggi ho superato la puntata numero 1.500 e mi emoziono nel raccontarlo. Credo che Il Caffettino sia tra i podcast nativi più attivi in Italia ad oggi. Al di là della vanità delle metriche, che hanno il loro valore, è per me un’opportunità incredibile di crescita. Da due anni, Il Caffettino è diventato 365 puntate all’anno: esco ogni giorno, sempre. Il contatto con gli ascoltatori, la confidenza e il rapporto che si sta creando sono qualcosa di incredibile.
Lavoro da molto tempo su progetti innovativi, ma questo mi permette di imparare in modo fantastico. Ascoltare le opinioni delle migliaia di persone che ascoltano ogni giorno Il Caffettino è il motore che mi fa svegliare ogni mattina e preparare il prodotto come un bravo artigiano.
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