I tre podcast del mese
Narciso – Il femminicidio di Giulia Ballestri
Il podcast, scritto da Selvaggia Lucarelli e Federica Campana, racconta il femminicidio di Giulia Ballestri, uccisa nel 2016 dal marito Matteo Cagnoni, noto dermatologo di Ravenna. Giulia voleva separarsi, riprendersi la propria vita, ma per suo marito questo desiderio era un affronto da punire. Attraverso un’indagine accurata, Narciso ricostruisce una storia che incarna tutti gli elementi tipici della violenza di genere: i segnali d’allarme ignorati, il controllo, il peso degli stereotipi e, infine, l’epilogo annunciato.
Perché lo consiglio: Narciso non è solo la cronaca di un delitto, ma un’analisi lucida che racconta come il femminicidio sia un fenomeno sociale, culturale e psicologico che può trovare linfa in ambienti insospettabili. Ascoltarlo significa conoscere la storia di Giulia Balestri, ricordarla, riconoscere i meccanismi che portano alla violenza e comprendere quanto sia necessario nominarli per prevenirli. Ma significa anche riflettere sulle prigionie invisibili, quelle gabbie fatte di aspettative, ruoli imposti e potere travestito da amore.

Goli Otok – L’isola che non c’era
Giulia Rocco, autrice e voce del podcast, ricostruisce una delle pagine più dolorose dell’esodo giuliano-dalmata che coinvolse circa 30.000 persone attraverso la storia della sua stessa famiglia. Il racconto si muove su due livelli: da un lato, la vicenda di nonna Maria, che nel 1952 lascia Rovigno per costruire una nuova vita a Modena; dall’altro, la prigionia dello zio Domenico, detto Uccio, rinchiuso senza processo nel campo di rieducazione di Goli Otok (Isola Calva), un luogo di tortura e morte, di detenzione brutale per chi era sospettato di non allinearsi al regime di Tito.
Perché lo consiglio: prima di tutto perché ho un debole per le storie di famiglia. E poi perché è un viaggio nella memoria che restituisce voci, silenzi e cicatrici di un passato forse ancora poco conosciuto, perché racconta una storia di esilio e prigionia fisica, ma anche di gabbie invisibili: quelle dell’identità negata, delle vite spezzate, delle radici strappate. La vicenda di Uccio è quella di un uomo a cui è stata tolta la libertà senza spiegazioni, costretto a una condizione di sospensione che gli ha impedito perfino di ricostruirsi altrove. Goli Otok – L’isola che non c’era è un ascolto necessario per chi vuole comprendere le ferite della Storia e il peso che continuano ad avere nel presente.

Gattabuia
Il carcere, per come è oggi in Italia, a che cosa serve? Che persone contiene e che persone restituisce alla società? Cosa significa scontare una pena? E perché tutto questo ci riguarda? A queste e molte altre domande prova a rispondere Gattabuia, il podcast scritto da Isabella De Silvestro e prodotto da Emons Record per il quotidiano Domani che ci porta dietro le mura di un carcere, esplorando l’esperienza quotidiana dei carcerati: dall’odore dei pasti alle chiavi dei secondini, dalle testimonianze dei detenuti a quelle degli agenti penitenziari e degli esperti. Il carcere è mostrato non solo come luogo di detenzione fisica, ma anche come una condizione che influisce profondamente sulla salute mentale, con abusi psicofarmaci, autolesionismo e suicidi. Eppure, in un contesto così privo di speranza, c’è spazio per il “kairòs“, il tempo fertile, rappresentato dall’istruzione.
- Perché lo consiglio: Gattabuia ci invita a riflettere sul senso della pena, sul ruolo della rieducazione e sul destino delle persone che lo popolano; ci conduce dentro una prigione fisica e sociale che diventa mentale. Ascoltarlo aiuta a comprendere quanto il carcere non sia solo un luogo di punizione, ma soprattutto un sistema che condiziona ogni aspetto della vita, la percezione del tempo, e persino la salute mentale. E aiuta a sperare nella possibilità di un riscatto per queste persone: perché quello che accade dentro a queste mura riguarda tutti noi.

I tre audiolibri del mese
La sparizione. I casi di Elia Contini
Natalia, una diciassettenne di Lugano, affronta la tragica morte del padre trasferendosi con la madre nella loro casa di montagna a Corvesco, nel Canton Ticino. Qui un delitto sconvolge la sua vita portandola a un mutismo improvviso dovuto allo shock. L’investigatore privato Elia Contini viene coinvolto per far luce sull’accaduto, cercando di svelare i segreti nascosti dietro il silenzio di Natalia. Ed è così che Fazioli intreccia una trama avvincente ambientata nelle suggestive montagne svizzere, offrendo un giallo ricco di suspense e introspezione psicologica. L’audiolibro, letto da Stefano Sfondrini, è disponibile su Storytel.

Il treno
Ho ascoltato con grande trasporto l’audiolibro (disponibile su Storytel, letto da Paolo Pierobon) del romanzo di Georges Simenon, pubblicatoin 10 puntate nel 1961 sulla rivista Le Nouveau Candide. Ecco la storia: nel maggio del 1940, mentre le truppe tedesche invadono il Belgio, una massa di profughi si riversa sui treni in fuga verso sud. Tra loro c’è Marcel, un uomo comune che, separato dalla moglie e dalla figlia, incontra nel caos una misteriosa donna straniera. Questo incontro cambierà radicalmente la sua vita, portandolo a confrontarsi con scelte morali e personali in un contesto di guerra e disordine.

Il bell’Antonio
Ambientato nella Sicilia degli anni ’30, Il Bell’Antonio (scritto da Vitaliano Brancati e trovi disponibile su Storytel con la voce di Claudio Carini) racconta la storia di Antonio Magnano, un giovane di straordinaria bellezza, idolatrato dalle donne e invidiato dagli uomini. Tuttavia, dietro l’apparenza seducente si cela un segreto inconfessabile: Antonio è impotente. Questo lo condanna a un’esistenza intrappolata nelle aspettative sociali e familiari, incapace di aderire al ruolo di virilità che tutti gli attribuiscono. Il romanzo è una critica feroce alla società patriarcale, che soffoca gli individui con rigide convenzioni e impone un modello di mascolinità tossico e inarrivabile. Ma non solo: il senso di prigionia che pervade Antonio – intrappolato in un ruolo che non può incarnare e in una società che non accetta fragilità – si inserisce perfettamente nel tema della newsletter del “sentirsi in gabbia”. Il Bell’Antonio smaschera le ipocrisie sociali e riflette sulle pressioni che la collettività esercita sugli individui, rendendolo un ascolto attualissimo.

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