Dare voce al mondo
di Bruno Pellegrini*
In un’epoca dove il successo di un social si definisce con il numero di video iniziati nell’arco di un minuto, risulta strano assistere alla crescita di un formato che delle immagini fa volentieri a meno. Anzi, che proprio nella mancanza di immagini trova la sua identità, libertà e ispirazione. In uno spazio inesplorato che progredisce oltre gli schemi usurati del palinsesto radiofonico e la schiavitù dello schermo, il racconto audio sta trovando una propria identità spazio-temporale dove sperimentare e definire nuovi formati, linguaggi, generi e stili.
Con il team di Loquis, la startup che ho creato nel 2018, avanziamo su una di queste frontiere, aggiungendo un’informazione di posizione ai podcast, ossia geolocalizzandoli. L’idea nasce da un viaggio in macchina e dalla curiosità di ascoltare, senza doversi fermare a guardare uno schermo, quali fossero le storie del paese in cima alla collina che si stagliava davanti agli occhi. Pensavamo a un modo per raccontare i luoghi a chiunque ci passasse accanto, incrociando le posizioni dei racconti audio con quelle degli utenti o delle destinazioni ricercate dagli utenti. Quello che abbiamo scoperto è che aggiungendo questa semplice informazione a un podcast siamo in grado di creare e liberare un valore enorme e dare voce al nostro mondo.
Abbiamo immaginato, disegnato e sviluppato una piattaforma, Loquis appunto, che cataloga e pubblica esclusivamente podcast di viaggi, esperienze, aneddoti, memorie, storie, riconoscendo le coordinate geografiche (latitudine e longitudine) dei luoghi narrati. Al di là dell’ovvio vantaggio della verticalizzazione (ovvero della selezione di contenuti tematizzati, in questo caso di viaggio o di luoghi ), l’usabilità della piattaforma risulta aumentata grazie alla possibilità di cercare e navigare i contenuti lungo una nuova dimensione, quella spaziale fornita dalle coordinate del prossimo viaggio o dei luoghi preferiti.
Ma c’è dell’altro. Abbinando la geolocalizzazione dei contenuti a quella degli utenti, in tempo reale, si aggiunge una nuova modalità di ascolto – che non è più quella “lineare” tipica dei podcast, che richiede l’attività di cercare, selezionare e cliccare un contenuto. È una modalità di ascolto automatica. Funziona come un navigatore Gps che invece delle direzioni di guida ci racconta le storie dei luoghi che abbiamo davanti agli occhi, mentre passeggiamo, guidiamo o viaggiamo in treno. Si apre un nuovo mondo, quello dell’audio augmented reality, della realtà arricchita tramite l’audio. Senza interagire con lo schermo, magari con l’ausilio di occhiali smart o app connesse con il cruscotto della macchina, possiamo venire accompagnati dal racconto del mondo reale mentre lo attraversiamo.
E non finisce qui. Abilitare la ricerca, la navigazione e l’ascolto spaziale ha delle conseguenze importanti sui contenuti diffusi e anche sul linguaggio, che si evolve per corrispondere alle nuove potenzialità del formato. Ci sono podcast per accompagnare chi guida in autostrada (Wonders), per chi prende i mezzi pubblici (I tram di Roma), per chi viaggia in treno (in arrivo), per chi preferisce il camper (PleinAir), per chi fa trekking (Sentiero delle parole) o visita nuove regioni (Abruzzo Segreto), per chi passeggia per le città e può ascoltare la voce di Ludovico Ariosto che racconta i luoghi della sua Ferrara o quella di Parodi per un tuffo nella Milano degli anni ‘80, oppure per ripercorrere le tracce di eventi storici (La resistenza a Roma), rivivere i luoghi come erano una volta (Non Turismo), viaggiare lungo gli itinerari del cineturismo (Roma Parla Cinema), dei personaggi famosi (Visit LMR), delle cantine vinicole (Etilika), dei prodotti tipici (Slow Food), dei negozi di quartiere (Pigneto) o semplicemente per ascoltare i suoni, le voci e il rumore dei posti (World Vibes). Si tratta di podcast che, grazie alla geolocalizzazione, danno voce ai luoghi del mondo reale e ne creano lo storytelling.
Questa evoluzione fisica e spaziale del podcast ha origine nelle vecchie audioguide. Rispetto alle quali però non c’è il vincolo del mezzo di diffusione, dell’area limitata di applicazione (spesso quella di un museo) e di un contenuto didascalico. Un pioniere in particolare ha ispirato la nostra ricerca: si tratta di Detour, l’app ideata da Andrew Mason, fondatore di GroupOn e successivamente venduta a Bose. Oggi, oltre a Loquis (l’unica piattaforma di podcast geolocalizzati con un modello libero e gratuito per chi ascolta e chi racconta), sono presenti sul mercato altre iniziative a pagamento come HearHere, IziTravel e Echoes.Fm. Sarà questione di mesi prima che i big players dell’audio si interessino a questo sviluppo, come – molto in parte – fa PodGuides di iHeart.
Il futuro dei podcast geolocalizzati dipende molto dallo sviluppo tecnologico, dall’adozione dei nuovi device connessi, dai sistemi di localizzazione e dal confronto competitivo. Sono certo che nei prossimi cinque anni si affermerà una piattaforma di riferimento a livello globale – indipendente o parte della proposta di un player audio come Spotify o del turismo come AirBnB – che consentirà a chiunque di accedere, scoprire, pubblicare e ascoltare le storie di tutti i luoghi del nostro mondo reale. Un’alternativa al metaverso.
*Bruno Pellegrini, fondatore di Loquis, è un imprenditore con oltre vent’anni anni di esperienza nel campo dei media e dei contenuti digitali.
Nel 1999 ha lanciato Jumpy, uno dei primi portali dell’era di internet in Italia. Successivamente è stato il fondatore di Offside, Nessuno.tv e Babel.tv, TheBlogTV e Userfarm.
In precedenza è stato brand manager in P&G e consulente in Bain&Co. Ha conseguito una laurea in economia aziendale presso la Bocconi di Milano e un MBA presso l’Insead di Fontainebleau, Parigi.
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