Dopo che The Joe Rogan Experience (podcast in esclusiva su Spotify dove Joe Rogan fa lunghissime interviste a personaggi vari, spesso controversi) ha pubblicato per l’ennesima volta delle fake news sul Covid, artisti e utenti hanno deciso di reagire. La prima critica forte è arrivata dalla comunità scientifica, che ha scritto una lettera aperta a Spotify. Di fronte al mancato intervento della società, il cantautore canadese Neil Young, altri musicisti, podcaster e persone comuni hanno iniziato a boicottare la piattaforma (nella foto esterna si vedono Young, Daniel Ek, Joni Mitchell e Joe Rogan). Nell’ultima settimana la vicenda è stata al centro di diversi articoli e dibattiti. I temi che solleva sono moltissimi: il ruolo delle piattaforme tecnologiche, la disinformazione all’interno dei podcast, i modelli di business eccetera. Quello che voglio fare qui è raccontare i fatti, dall’inizio, e fornirvi alcuni spunti di lettura in modo che possiate farvi la vostra idea. Poi, se vi va, fatemi sapere che ne pensate.
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23 aprile 2006
Daniel Ek, genio dell’informatica svedese, fonda Spotify con Martin Lorentzon.
7 ottobre 2008
Nasce l’app di Spotify, pensata per ascoltare musica online.
24 dicembre 2009
Joe Rogan, comico americano e commentatore della Ultimate Fighting Championship, pubblica su Ustream (piattaforma per video live) il primo episodio di The Joe Rogan Experience insieme al comico Brian Redban.
2013
JRE approda su YouTube e al team si aggiunge Jamie Vernon.
20 maggio 2015
I podcast sbarcano su Spotify.
2015
A gennaio gli ascoltatori di JRE risultano 11 milioni, a ottobre 16 milioni.
Aprile 2019
Joe Rogan riferisce che il suo podcast ha oltre 190 milioni di ascoltatori al mese.
19 maggio 2020
Spotify annuncia la partnership con JRE. Tutti i media riportano che Spotify ha pagato Joe Rogan 100 milioni di dollari per l’accordo.
Luglio 2020
💡 Rolling Stones: Spotify Has More Users Than Ever, But It’s Still Losing Money
1 settembre 2020
JRE debutta su Spotify.
Dicembre 2020
JRE diventa un’esclusiva Spotify.
Dicembre 2021
Media Matters pubblica una dettagliatissima analisi riguardante la disinformazione nei contenuti di JRE. Emergono le frequenti fake news sul Covid-19, la retorica anti-trans e i messaggi vicini all’estrema destra.
29 dicembre 2021
Twitter sospende permanentemente il dottor Robert Malone, medico e ricercatore statunitense di 63 anni che sostiene di avere inventato i vaccini a mRNA e che ha diffuso delle teorie cospirazioniste sul Covid.
31 gennaio 2021
Joe Rogan rilascia un episodio del suo podcast con un’intervista di oltre tre ore a Malone contenente una serie di fake news sul Covid e sui vaccini anti-Covid. Il medico, fra le varie cose, ha anche tracciato un parallelismo tra la società statunitense attuale e la società tedesca all’epoca del nazismo.
2 gennaio 2022
YouTube rimuove l’intervista di Rogan a Malone, caricata da terzi sulla piattaforma.
10 gennaio 2022
Viene pubblicata una lettera aperta firmata da 270 membri della comunità scientifica e medica per chiedere a Spotify di «prendere azione contro gli eventi massivi di disinformazione che continuano a verificarsi sulla sua piattaforma». La lettera fa riferimento all’intervista di Rogan a Malone. «L’episodio è stato criticato per la promozione di teorie cospirative infondate e JRE ha una storia preoccupante di diffusione di disinformazione, in particolare per quanto riguarda la pandemia di Covid-19. Permettendo la propagazione di affermazioni false e socialmente dannose, Spotify sta consentendo ai media che ospita di danneggiare la fiducia del pubblico nella ricerca scientifica. […] Con 11 milioni di ascoltatori stimati per episodio, JRE è il podcast più popolare al mondo e ha un’influenza enorme. Sebbene Spotify abbia la responsabilità di ridurre la diffusione della disinformazione sulla sua piattaforma, l’azienda al momento non ha una politica sulla disinformazione».
(🎧 Ne avevo parlato nella puntata di Parliamo di podcast del 20 gennaio)
12 gennaio
Rolling Stones è il primo media a parlare della lettera aperta della comunità scientifica a Spotify.
24 gennaio
Neil Young, cantautore 76enne, pubblica sul proprio sito una lettera (poi eliminata) in cui dice che Spotify deve scegliere se ospitare le sue canzoni o i podcast di Rogan. «Possono avere Rogan o Young. Non entrambi», scrive il cantautore. Il 76enne chiarisce il motivo del suo ultimatum: «Lo faccio perché Spotify [nello specifico, il podcast di Rogan, che come abbiamo visto è ora un’esclusiva Spotify, ndr] sta diffondendo informazioni false sui vaccini – causando potenzialmente la morte di coloro che credono alla disinformazione diffusa da loro».
26 gennaio
-Young, in un articolo sul suo sito intitolato Spotify. In the name of truth, approfondisce le ragioni della propria scelta.
–Lo stesso giorno Spotify, su richiesta dell’etichetta discografica di Young (Warner Records), rimuove dalla propria piattaforma i brani del 76enne. «Vogliamo che tutta la musica e i contenuti audio del mondo siano disponibili per gli utenti di Spotify. Da questo deriva una grande responsabilità nel bilanciare la sicurezza degli ascoltatori e la libertà dei creatori», commenta un portavoce di Spotify. «Ci dispiace che Neil abbia deciso di rimuovere la sua musica da Spotify, ma speriamo di riaccoglierlo presto». Il portavoce aggiunge che, dall’inizio della pandemia, Spotify ha rimosso oltre 20.000 episodi di podcast legati al Covid-19.
-Il conduttore radiofonico Howard Stern esprime sostegno per Young.
27 gennaio
-Il direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ringrazia Young.
-Gli hashtag #cancelSpotify, #deleteSpotify, #boycottSpotify eccetera iniziano a spopolare su Twitter (💡 qui il professore Aram Sinnreich spiega nel dettaglio il perché della sua decisione di eliminare l’app e il proprio abbonamento).
💡 The Verge racconta perché Spotify non può permettersi di perdere Rogan: «Cosa significa perdere Young? L’azienda non dipende finanziariamente dai suoi stream o abbonati – per Drake o Taylor Swift le cose potrebbero essere diverse – e, a meno di un esodo di massa di abbonati a causa dell’assenza del suo catalogo, non cambierà nulla. Anzi, l’azienda perde soldi ogni volta che qualcuno ascolta in streaming le canzoni di Young (che è il motivo principale per cui Spotify ha voluto entrare nel podcasting). Fa soldi ogni volta che qualcuno ascolta Rogan. […] Spotify non può permettersi di ostracizzare Rogan o il suo pubblico. L’azienda ha comprato la licenza del suo show con l’obiettivo di convertire gli ascoltatori alla piattaforma e fare soldi attraverso la vendita di annunci. JRE è diventato il perno del suo intero apparato di podcasting. Una fonte mi ha detto in precedenza che se i marketer comprano annunci nel podcast di Rogan, devono comprare annunci anche sul resto del catalogo di Spotify, il che significa che il successo di Rogan porta più inserzionisti al resto degli investimenti di Spotify».
💡 El Confidencial: Spotify tiene un problema millonario con los ‘podcasts’ y no lo puede controlar
28 gennaio
–Anche la cantautrice canadese Joni Mitchell, in solidarietà con il suo amico Young, chiede che la propria musica venga rimossa da Spotify.
-Oltre all’organizzazione Songwriters of North America, altri artisti e personalità varie si mostrano dalla parte di Young, pur senza rimuovere la propria musica da Spotify. Tra questi ci sono la band Belly e Peter Frampton.
–Le persone che provano a cancellare il proprio abbonamento a Spotify diventano così tante che il sistema va in tilt.
💡 Guardian: The Joe Rogan v Neil Young furore reveals Spotify’s new priority: naked capitalism
29 gennaio
-Anche Nils Lofgren, chitarrista di Bruce Springsteen e amico di Young, annuncia di avere rimosso la propria musica da Spotify: «La musica è l’arma sacra del nostro pianeta, che unisce e guarisce miliardi di anime ogni giorno. Prendete le vostre spade e iniziate a colpire! Neil lo ha sempre fatto. State con lui, con noi (Joni Mitchell!) e con gli altri. È un’azione potente che VOI tutti potete fare ORA, per onorare la verità, l’umanità e gli eroi che rischiano la loro vita ogni giorno per salvare la nostra».
-Alla lista dei sostenitori di Young si aggiungono David Crosby, James Blunt e Brené Brown.
-Nel giro di tre giorni il valore di mercato di Spotify perde due miliardi di dollari e le sue azioni scendono del 6%.
💡 The Atlantic, Spotify Isn’t Really About the Music Anymore: «Dal suo lancio nel 2008, Spotify ha trasformato il mondo della musica contribuendo a rendere lo streaming on-demand una realtà per milioni di ascoltatori e salvando le casse dell’industria da un declino durato anni. Ma Spotify paga la maggior parte dei suoi ricavi dalle canzoni alle etichette e agli artisti e raramente ci ha guadagnato. Nel 2019, l’azienda ha annunciato una nuova attenzione sull'”audio”, vale a dire audiolibri, chat dal vivo e podcast. Spotify ha iniziato a pagare milioni per accordi esclusivi con creator come Rogan, gli Obama, la rete Ringer di Bill Simmons e il principe Harry e Meghan Markle. La scommessa di Spotify sui podcast ha attirato abbonati e dollari di pubblicità, ma la protesta di Young nei confronti di Rogan mette in evidenza un lato negativo: Spotify ha la responsabilità dei propri contenuti, e i contenuti possono essere controversi».
30 gennaio
–The Verge pubblica un articolo in cui riferisce i contenuti di alcuni messaggi che Dustee Jenkins, capo delle comunicazioni globali e delle relazioni pubbliche di Spotify, ha postato sul canale Slack dell’azienda a proposito delle preoccupazioni dei dipendenti sulla presenza di Joe Rogan sulla piattaforma: «L’azienda ha esaminato più episodi controversi di Joe Rogan Experience e ha determinato che “non hanno raggiunto la soglia per la rimozione”. Ha aggiunto che Spotify impiega un “team interno di alcuni dei migliori esperti nello spazio” e lavora anche con terze parti che “ci consigliano e ci aiutano a far evolvere le nostre politiche visto ciò che sta accadendo nel mondo intorno a noi”. Ha aggiunto: “Quello che Spotify non ha fatto è muoversi abbastanza velocemente per condividere queste politiche all’esterno, e stiamo lavorando per affrontare questo tema il più presto possibile”». Nell’articolo di The Verge viene inoltre inserita la sezione delle linee guide di Spotify sulla sanità, che proibisce 👇
-Lo stesso giorno Spotify pubblica un post firmato da Daniel Ek, cofondatore e ceo di Spotify, in cui si annuncia che l’azienda ha reso pubbliche le “Spotify Platform Rules”, che verrà aggiunta un’etichetta a ogni episodio di podcast che includa contenuti sul Covid e che verranno testati dei modi per rendere più evidenti le regole della piattaforma.
💡 Mashable: Spotify’s new COVID-19 policy doesn’t fix its Joe Rogan problem
–Un portavoce di Archewell, l’organizzazione fondata dal principe Harry e da sua moglie Meghan Markle, fa sapere che già lo scorso aprile la coppia aveva parlato con Spotify dei problemi di disinformazione relativi al Covid sulla piattaforma e che Harry e Meghan continueranno a lavorare con la società a patto che si adoperi per risolvere i problemi in questione. La casa di produzione della coppia, Archewell Audio, nel 2020 ha stretto una partnership con Spotify (a proposito, leggete qui sotto una notizia relativa proprio a questo accordo).
–Joe Rogan posta su Instagram un video dove nega di avere promosso contenuti di disinformazione e dice che si sforzerà di più per ospitare persone con punti di vista diversi nel suo podcast e che si informerà meglio sui temi che tratta.
31 gennaio
–Dopo le “scuse” di Rogan le azioni di Spotify risalgono. In ogni caso, dai 365 dollari del febbraio 2021 le azioni della società sono crollate di più del 50% e oltre 30 miliardi di dollari della capitalizzazione di mercato dell’azienda sono stati cancellati (solo a gennaio 2022 sono andati persi 10 miliardi di dollari). La società è oggi valutata circa 36 miliardi di dollari.
–Wendy Zukerman e Blythe Terrell comunicano che le uniche puntate del podcast Science Vs che pubblicheranno d’ora in poi saranno mirate a contrastare la disinformazione diffusa su Spotify (Science Vs, un’esclusiva Spotify, è prodotto da Gimlet, studio di produzione di proprietà di Spotify).
💡 Bloomberg: Joe Rogan Brings the Misinformation Debate to Podcasting
💡 Podcast Pontifications: Should Your Podcast Get Drawn Into The Spotifight?
💡 Forbes: Spotify Hopes To Solve Its Joe Rogan Problem By Acting Like Facebook
1 febbraio
Un analista di Morgan Stanley (che possiede il 7% di Spotify) abbassa il target price di Spotify da 350 dollari a 300. Il target price mediano di Spotify fra 12 mesi secondo 25 analisti sarà invece di 298 dollari, contro i quasi 200 del primo febbraio.
💡 Guardian: Should Spotify ban Joe Rogan? Our panel weighs in
💡 The Verge: The Joe Rogan controversy is what happens when you put podcasts behind a wall
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