Oggi voglio raccontarvi una storia che arriva dal Messico. È una storia che, tra le altre cose, dà l’idea delle enormi potenzialità delle app di social audio come strumenti per fare attivismo e creare community.
Questa storia parte con un’inchiesta di un reporter messicano. Il suo nome è Carlos Loret de Mola ed è uno dei giornalisti più popolari del Messico (Paese dove solo nelle prime sei settimane del 2022 di giornalisti ne sono stati ammazzati cinque).
L’inchiesta di cui sto parlando riguarda il primogenito del presidente messicano, Andrés Manuel López Obrador (detto Amlo). Il figlio di Amlo e la sua famiglia tra il 2019 e il 2020 hanno vissuto in una lussuosa villa a Houston, in Texas. Ed è proprio su questa villa che ha indagato Loret de Mola. Il proprietario della casa, ai tempi, era tra gli alti dirigenti di una società statunitense che ha vinto contratti milionari con la Pemex. La Pemex è la più grande azienda petrolifera messicana ed è pubblica. Si sarebbe trattato, insomma, di un conflitto di interessi.
L’inchiesta ha dato parecchio fastidio ad Amlo. Il presidente, per vendicarsi, durante una conferenza stampa ha mostrato pubblicamento il (presunto) reddito di Loret de Mola, ha detto che il giornalista guadagna 15 volte quanto lui e ha insinuato che è corrotto.
L’iniziativa di Amlo ha fatto infuriare centinaia di migliaia di persone. A criticarlo sono stati anche parecchi politici. Il presidente ha infatti violato l’articolo 16 della Costituzione messicana, secondo cui ogni cittadino ha diritto alla protezione dei propri dati personali.
Venerdì 11 febbraio l’account Twitter Sociedad Civil Mexico ha lanciato uno Space (ossia una chat audio) per sostenere Loret de Mola.
Nessuno si immaginava che avrebbe potuto avere un successo simile.
«Non c’era mai stato uno Space così grande prima. Si sono allineate le stelle. È stata un’occasione importante per alzare la voce in nome dei diritti umani e della libertà costituzionale», mi ha detto durante una telefonata su Telegram il fondatore di Sociedad Civil Mexico (che, per timore di ritorsioni, preferisce rimanere anonimo).
In totale i partecipanti sono stati oltre mezzo milione, con picchi fino a 67 mila persone in contemporanea. C’è chi ha creato un account Twitter solo per partecipare a quello che in poco tempo si è trasformato in un evento di dimensioni gigantesche.
Persone normali, politici, personaggi influenti hanno espresso le loro opinioni e hanno discusso per quasi dieci ore, fino a notte fonda. L’hashtag #TodosSomosLoret è diventato trending topic a livello mondiale. La registrazione dello Space su Twitter è stata poi riprodotta oltre due milioni di volte, senza contare le riproduzioni su altre piattaforme. E nel giro di dieci giorni l’account Sociedad Civil Mexico è passato da 85 mila a 154 mila follower.
«Twitter Space può rappresentare una finestra di comunicazione per i cittadini, laddove i media mainstream si autocensurano. Andremo avanti per la nostra strada, anche se il nostro account è stato preso di mira dal governo», mi ha detto il fondatore di Sociedad Civil Mexico.
L’account è nato poco prima delle elezioni presidenziali del 2018 per sostenere il «voto utile». «Molti di noi sapevano chi era davvero Amlo. E sapevamo che, con il suo autoritarismo populista, rappresentava un rischio. Aveva fatto campagna elettorale per 18 anni (nel 2000 fu eletto Capo del governo di Città del Messico, ndr), dimostrandosi una persona che non rispetta lo stato di diritto e le istituzioni e che usa la povertà come bandiera politica. E negli anni ‘70 aveva militato nel PRI (Partido Revolucionario Institucional, ndr), che ha governato per oltre 70 anni generando parecchio malcontento».
Dopo la vittoria di Amlo @SocCivilMx ha iniziato a occuparsi di tematiche relative alla società civile, ai diritti umani e anche al cambiamento climatico (nel momento in cui Amlo si è messo contro le energie rinnovabili). Twitter Space è arrivato nell’aprile 2021. «Partecipavo alle stanze su Clubhouse per capire qual era la dinamica. Lì era quasi tutto in inglese. Quando è nato Twitter Space ho deciso di provare a fare qualcosa in spagnolo», mi ha raccontato il fondatore dell’account. «Da allora abbiamo organizzato oltre 300 Space, in alcuni periodi uno al giorno. Siamo in cinque, ma di questi solo tre facciamo i moderatori. È incredibile quanta gente abbia voglia di parlare. Gli Space sono punti di incontro, come in una pubblica piazza. Sono luoghi inclusivi e includenti, a volte persino terapeutici, dove realizzi che molti la pensano come te. Ed è bello scoprirlo».
Con il tempo gli Space di Sociedad Civil Mexico si sono evoluti. Oggi nella maggior parte dei casi rappresentano un’opportunità per ascoltare parlare personaggi pubblici, in un «esercizio democratico di rendición de cuentas (ossia un’iniziativa mirata a informare i cittadini sugli esiti di determinate attività, ndr). Abbiamo invitato anche membri del governo, ma per ora non hanno accettato».
Per il fondatore di @SocCivilMx quello che lui e le altre persone dietro l’account fanno è un lavoro per la comunità: «Per diverso tempo ci siamo impegnati a spiegare a chi partecipava agli Space come funziona il governo, in che modo è strutturato il potere eccetera. Il nostro obiettivo è creare cittadinanza, far sì che le persone partecipino alla politica. Perché le cose possono cambiare solo se si partecipa. Ma per partecipare bisogna essere informati».
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Le rivoluzioni dal basso in Nord Africa che tra la fine del 2010 e il 2011 scaturirono in quella che sarebbe stata chiamata Primavera Araba nacquero anche grazie ai social. Molte persone utilizzarono Facebook e Twitter per esprimere il loro dissenso, fare rete e organizzare manifestazioni.
Come ha osservato Pablo Fernández Delkáder su Sonograma, A distanza di oltre dieci anni potrebbero essere le app di social audio a dare origine alla prossima rivoluzione.
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