PODCAST
- Quando veniamo a conoscenza di un omicidio, l’attenzione di tutti noi solitamente si focalizza sulla vittima e sul suo carnefice. E quando empatizziamo con il dolore di chi resta, il primo pensiero va comprensibilmente alla famiglia di chi non c’è più. Ma ti sei mai chiesto che cosa provino i famigliari di chi ha ucciso? Come spieghino a se stessi, prima ancora che al mondo, quello che il loro padre, il loro figlio o la loro sorella hanno fatto? Sono queste le domande al centro di Dalla parte sbagliata, podcast Audible Original firmato da Debora Campanella (che lo ha ideato con Audrey Gouband). Campanella è un’autrice di podcast con molta esperienza nel genere true crime, ma è la prima volta in cui lei stessa prende posto dietro al microfono come voce narrante. Nel corso dei sette episodi della serie, ciascuno dedicato a un diverso fatto di cronaca italiano, la cornice narrativa ci dà il contesto in cui si sono svolti i fatti e ci presenta alcune riflessioni sulle emozioni dei protagonisti. Tuttavia quello che rimane davvero impresso di questa serie sono le voci delle persone intervistate, ossia dei famigliari degli assassini. La lucidità e la forza con cui ciascuno di loro è riuscito a raccontare la storia della propria famiglia, e del delitto che l’ha cambiata per sempre, mi sono risuonate nella mente a lungo, spingendomi a immedesimarmi in situazioni difficili da immaginare.
- L’universo sonoro in cui si viene catapultati fin dai primi minuti di Revolution, radiodramma in tre episodi della Radiotelevisione svizzera, è variegato e potente. Ogni dettaglio della musica, delle atmosfere e della recitazione è studiato per farci coinvolgere dalla storia di Josi Amstutz, giornalista trentenne che indaga sulla possibile matrice ecologista di alcune azioni dimostrative e attentati a Zurigo. Il podcast, opera di Susanne Janson e Flavio Stroppini, ha un ritmo incalzante che mi ha portato a premere “Play” alla fine di ogni episodio per tuffarmi immediatamente in quello successivo. Per quanto a tenere vivo l’interesse fosse per lo più il mistero che sta al centro della vicenda, il modo di rappresentare i ricordi d’infanzia della protagonista e l’incredibile lavoro di produzione musicale hanno reso l’ascolto ancora più piacevole. In particolare, i musicisti Leo Pusterla e Andrea Manzoni hanno composto ben cinque canzoni per la serie, dando vita agli Angry Freedom, una band virtuale i cui brani hanno un ruolo chiave per risalire agli attentatori. I testi delle canzoni, in inglese, racchiudono un mix di riflessioni romantiche e messaggi anti-sistema e le loro sonorità ci portano all’istante nel mondo della musica punk e underground degli anni ‘90. Se ti va di ascoltarle, le trovi su Spotify.
- Mi sono chiesta se il rinnovato interesse degli ultimi tempi per il tema della bomba atomica non sia in qualche modo legato ai recenti balzi in avanti fatti dall’intelligenza artificiale generativa. Come se, davanti a una tecnologia potente di cui temiamo le ripercussioni, l’istinto fosse quello di voltarsi verso un’invenzione che cambiò per sempre il mondo, nella speranza di imparare qualcosa. Il nuovo podcast Atomika si infila a mio parere in questo filone, ripercorrendo le principali tappe che portarono alla creazione della bomba atomica nella prima metà del XX secolo. La narrazione dei grandi eventi storici e dei protagonisti arcinoti quali Fermi e Oppenheimer viene continuamente intrecciata al punto di vista del dimenticato Bruno Pontecorvo, uno dei “ragazzi di via Panisperna” poi divenuto spia sovietica e infine inghiottito dietro la cortina di ferro. La scrittura di Lorenzo Baravalle, qui in voce insieme a Matteo Curti, si muove agile tra diversi piani spaziali e temporali, tenendo insieme con grande abilità macro analisi geopolitiche e micro aneddoti memorabili. Di Baravalle avevo già apprezzato enormemente Qui si fa l’Italia, scritta a quattro mani con Lorenzo Pregliasco e dedicata a eventi chiave della storia italiana contemporanea. Se te lo sei perso, consiglio di rimediare.
AUDIOLIBRI
- Da bambina non pensavo mai a quanta vita i miei genitori avessero vissuto prima della mia nascita. Poi, con gli anni, qualcosa è cambiato. Ora, ogni volta che l’occasione si presenta, mi sforzo di fare domande e sbloccare ricordi per cercare di intravedere in controluce la filigrana delle persone che erano.
Il tema di quanto i nostri genitori possano essere diversi dall’idea che abbiamo di loro è il perno su cui gira la nuova graphic novel di Zerocalcare, Quando muori resta a me, pubblicato il 7 maggio sia in versione cartacea sia in versione audiolibro in esclusiva per Storytel. Come accade spesso con i libri di Zerocalcare, la narrazione si snoda su più piani temporali: il presente, dove Zero e suo padre Ping Ping, ovvero Genitore 2, vanno in visita al paesino sulle Dolomiti da cui proviene la loro famiglia; il passato prossimo dell’infanzia di Zero e della gioventù di suo padre; e una storia ambientata prima e durante la Grande guerra – raccontata dalla voce di Neri Marcorè – il cui legame con il resto delle vicende si capirà nel corso dell’ascolto.Adattare un fumetto in versione audio è sempre un’impresa complessa (ne avevo scritto qui), ma Zerocalcare ha sviluppato uno stile talmente riconoscibile da rendere fluido il processo di fruizione. Soprattutto per chi ha guardato le sue due serie su Netflix, non è difficile visualizzare nella mente, durante l’ascolto, il mondo grafico in cui abitano i suoi personaggi e in cui si sviluppano le loro riflessioni su passato, presente e futuro. - In un’epoca infestata dalle lamentele dell’“Ormai non si può dire più niente” e dai divieti netti non sempre argomentati, l’audiolibro Grammamanti – disponibile su Storytel – rappresenta una ventata di aria fresca. L’autrice e lettrice è Vera Gheno, linguista affabulatrice già creatrice di Amare parole, podcast de Il Post dedicato alla lingua e ai suoi cambiamenti. Nel corso di questo manifesto, diventato libro ma nato come monologo teatrale, la studiosa ci regala un’accorata e coinvolgente analisi di che cosa meravigliosa sia il linguaggio umano. Si parte da alcune teorie sulla sua origine agli albori dell’umanità (la mia preferita: quella per cui le madri iniziarono a sviluppare il linguaggio per far smettere di piangere i propri piccoli appoggiati a terra), e velocemente si arriva alla rivendicazione della forza creatrice, oltre che comunicativa, della lingua: uno strumento potentissimo e in continua evoluzione, in grado di plasmare la società e riscrivere le regole del vivere comune.
- Haruki Murakami è un prolifico romanziere giapponese i cui libri sono stati tradotti in più di cinquanta lingue. Nel corso degli anni ho letto molti dei suoi romanzi, caratterizzati quasi sempre da elementi di realismo magico per cui i lettori, insieme ai personaggi, non sanno bene se stanno sognando o vivendo la realtà. Tuttavia non sapevo nulla dell’uomo Murakami, delle sue passioni e di come o quando avesse iniziato a scrivere. Grazie a questa mia ignoranza, L’arte di correre mi ha regalato dei piaceri inaspettati. L’audiolibro, disponibile in esclusiva per Storytel con l’ottima lettura di Linus, anche lui appassionato di corsa, è solo apparentemente un libello dedicato all’amore per le maratone. In realtà l’attività di corridore e maratoneta di Murakami diventa una metafora della sua pratica di scrittore e un modo per parlarci di come abbia imparato a conoscere, e sfruttare, i propri punti di forza in entrambi questi campi. La scrittura è frizzante e usa la capacità descrittiva di Murakami per dipingere scorci nitidi della sua biografia, mostrandoci quali elementi della corsa siano a lui così congeniali. Se ti piace Murakami, questo titolo sarà un perfetto “aperitivo” per prepararti all’uscita dei suoi titoli più famosi, sempre per Storytel, cominciando da Kafka sulla spiaggia a fine maggio e Norwegian Wood più in là nel corso dell’estate.
- Segnalo anche l’uscita degli audiolibri di due opere spesso citate, ma raramente lette per intero: Gomorra di Roberto Saviano (letto dall’autore in esclusiva per Audible), e La compagnia dell’anello (la prima parte della trilogia de Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien, letta da Massimo Popolizio). Entrambe sono produzioni di altissimo livello e il loro ascolto aiuta a capire, concretamente e al di là delle strumentalizzazioni, perché questi libri siano entrati a far parte del canone letterario e culturale degli ultimi decenni.
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