Il 2024 in numeri
Il 5 dicembre si è svolta a Milano la seconda edizione dell’evento di Spotify legato al mondo dei podcast, The Podcast era- free 2 create.
Presentato dalle due creator Camihawke e Alice Venturi, il primo panel della lunga giornata è stato un approfondimento sui numeri aggiornati del podcast nel 2024, introdotti da Federica Tremolada, general manager Europe, e da Eduardo Alonso, head of podcast for Southern and Eastern Europe.
- Sono 170 milioni gli utenti in tutto il mondo che ascoltano i podcast su Spotify
- oltre 250 milioni di utenti hanno guardato i videopodcast presenti sulla piattaforma
- in Italia un utente su tre di Spotify ascolta i podcast, una crescita del +40% rispetto al 2023 che si allinea al dato globale (sempre +40%)
- il videopodcast è il formato di maggior successo e registra il +80% di consumo rispetto al 2023 e una media mensile del +60% anno su anno
- in linea con il consumo, è cresciuta dell’80% anche la pubblicazione di videopodcast da parte dei creator sulla piattaforma
Per chi è appassionato di podcast e in generale di storytelling questa non sarà una novità, ma il genere più amato dagli utenti secondo Spotify nel 2024 è il true crime. I numeri parlano chiaro, infatti. Elisa True crime è il podcast più ascoltato su Spotify nel 2024. Il secondo podcast più ascoltato è stato Indagini di Stefano Nazzi. Al terzo posto invece troviamo La Zanzara.
La classifica dei generi più amati prosegue con al secondo posto Politica e attualità e al terzo posto Talk show, confermando che i podcast intervista di intrattenimento sono ormai una formula vincente. Non a caso questo genere è anche quello in cui l’inserimento del video risulta essere più naturale (torniamo quindi al trend dell’anno, ossia il videopodcast).
Uno dei dati più interessanti condivisi da Spotify, che ci dà una finestra su quello che possiamo aspettarci dal 2025, è quello dei generi in crescita, tra cui spiccano Business & Tecnologia e Sport.
L’evento in tre parole chiave
Nel tempo trascorso al Garage 21, luogo dove si sono succeduti gli ospiti dei panel proposti da Spotify, le parole che ho ascoltato di più e che mi sono sembrate centrali per quasi tutti gli oratori sono state, community, creator e video. Questi tre elementi sono collegati tra di loro e ora vi spiego come.
Community
Il podcast è un media in forte crescita. Anzi (come ben espresso durante l’intervento di Livia Viganò, co-fondatrice di Factanza, Riccardo Haupt, host del podcast Actually e CEO di Will Media, e Marco Cartasegna, fondatore di Torcha), è un new media che ormai viene considerato un mezzo di diffusione importante e che, insieme ai social, viene spesso citato nei piani di comunicazioni delle aziende. Quest’ultime scelgono operazioni trasversali e sinergiche pensando a un mondo dedicato alle loro community che possa vivere anche fuori dalle piattaforme.
ll podcast ha da sempre la forza di portare con sé delle community molto solide e appassionate che seguono il loro contenuto di riferimento e, in alcuni casi, sono anche disposti a pagare delle sottoscrizioni. Grazie allo storytelling immersivo, che è una forma di comunicazione unica e propria del podcast, la community rimane fortemente legata al contenuto e al suo autore.
Creator
Le parole pesano e spesso assecondano il cambiamento, se fino a ieri il podcast era scritto da autori, giornalisti o ancora meglio podcaster, adesso Spotify si riferisce alle stesse persone chiamandole creator. Il creator è per antonomasia colui o colei che vive della forza della propria community, a cui dedica i propri contenuti e a cui si rivolge secondo il proprio tone of voice.
💡 È sempre più chiaro che la piattaforma vuole creare una strategia che possa competere con il colosso YouTube, che da anni ormai è la casa dei creator di video.
Come può il creator tenere agganciata la propria community di ascoltatori? Sono rimasta colpita da un aspetto che hanno portato alla luce Riccardo Haupt e Pablo Trincia: entrambi hanno posto l’accento sulla potenza degli eventi live. Con i loro podcast, rispettivamente Actually e Rigopiano, hanno infatti creato eventi live dove il pubblico ha potuto partecipare come ascoltatore. Il coinvolgimento in questo modo diventa maggiore, perché l’utente può uscire dal suo ascolto solitario in cuffia e condividere il momento con altre persone.
Video
I dati condivisi da Spotify non lasciano dubbi a riguardo, il 2024 è stato l’anno dei videopodcast. La presenza del video permette al contenuto di proporsi sul mercato con una strategia sinergica e integrata, pronta per essere condivisa anche su altre piattaforme o sui social come nel caso di YouTube, Instragram e Tik Tok.
Inoltre le novità che Spotify introdurrà nel 2025, che in sostanza puntano sull’avere più abbonanti possibile alla versione premium (chi si abbona potrà vedere i videopodcast senza interruzioni pubblicitarie, ne abbiamo scritto qui), confermano lo spostamento del focus e la centralità del video nella nuova era del podcast. Ne hanno parlato quasi tutti gli oratori nei loro panel, e la parola video è stata pronunciata quasi al pari di audio.
Qual è il futuro prossimo del podcast?
La domanda è troppo ambiziosa, ma l’idea che mi sono fatta una volta tornata a casa dall’evento di Spotify è che le direzioni sono tante e diverse. Non sempre ciò che le piattaforme propongono perché mosse dal profitto rappresenta necessariamente una strada a senso unico.
Ovvio, tutti gli ospiti della giornata hanno parlato di monetizzazione: perché sì, è bello creare, ma sappiamo bene che non si campa solo di idee. Per produrle e far sì che gli utenti le ascoltino deve esserci dietro un solido piano di rientro.
Se il video sembra essere il futuro, almeno per il 2025, non ho potuto fare a meno di notare quanto esista una direzione opposta e contraria che va verso i podcast puramente narrativi o divulgativi. Gli utenti vogliono ascoltare storie, appassionarsi, informarsi o perfino commuoversi. Per farlo serve necessariamente un video? Non ne sono convinta. Credo invece che queste diverse strade possano coesistere.
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