La storia raccontata dalle voci dei millennial: un ponte tra passato e presente

L’illustrazione è di Giulia Schiavone

 

Temi del presente calati nel passato. La storia vista con gli occhi delle istanze contemporanee. E giovanili. Dai diritti per le donne alle cultura espressa tramite i videogiochi, ci sono podcast che raccontano la storia da un’angolazione diversa da quella del prof in cattedra e del libro di storia su cui interroga gli studenti.

 

PONTI TRA PRESENTE E PASSATO

Il 2022 ha offerto un’occasione per ritornare in un periodo nero della storia italiana: la marcia su Roma. Che Chora Media ha deciso di raccontare affidando il podcast Hai presente la marcia su Roma? (sulle app free) a Flavia Carlini, giovane autrice e divulgatrice che, da TikTok a Instagram, si occupa di comunicazione politica. Si presenta – sul sito di Chora – «come figura in giro nel mondo dei media per parlare a nome delle nuove generazioni, zittite per troppo tempo». Carlini non assume il ruolo di luminare della storia, ma intraprende un percorso fatto di incontri con esperti dell’evento che ha segnato l’avvento del fascismo in Italia. Chiacchiera con le storiche e storici dell’Istituto Nazionale Parri (Giulia Albanese, Enrica Asquer e Matteo Millan) con un approccio curioso. E soprattutto – come dice a Questioni d’Orecchio«guardando la storia dal futuro». Carlini parte da temi del contemporaneo, come la parità dei generi, per scoprire come venivano trattati nel passato: «Ho posto domande spontanee cercando risposte che non si trovano sui libri di storia: il ruolo delle donne, i vestiti che utilizzavano, le abitudini quotidiane». E, in epoca di social network e Twitter, gli slogan: «Quando ho sentito raccontare del motto fascista “Pronti”, ho subito pensato a uno slogan elettorale utilizzati nelle scorse elezioni. Oppure all’episodio di Capitol Hill o agli avvenimenti brasiliani».

Flavia Carlini (foto di Chora Media)

Insomma, dalla storia c’è da imparare. E i millenial usano lo strumento del podcast per creare ponti, connessioni, legami tra passato e presente. «Soprattutto – prosegue Flavia – per fare domande e non dare risposte». Per Carlini, che ha studiato cooperazione internazionale, i podcast sono uno strumento «importante per raccontare la storia ma di certo non sostituiscono i libri. Il podcast ti permette di vedere, in un certo senso, quello che ti stanno raccontando, ed è un medium più accessibile per la Generazione Z». Generazione che privilegia una comunicazione più veloce rispetto a quella veicolata dai giornali: «Per catturare l’attenzione dei giovanissimi parto sempre con una domanda. Da lì inizia l’approfondimento di un fenomeno».

 

IL PASSATO NON È UNA TERRA STRANIERA

Alessio Staccioli, classe 1993, autore del podcast Storie di ieri prodotto da Wip Radio, invece non cerca incontri con esperti e storici. È solo la sua voce a raccontare storie del presente che si intrecciano con il passato in un podcast nato – come racconta a Qdo – «su richiesta della radio. Il direttore dell’emittente mi ha cercato nel 2018: non avevo tempo in quel momento ma, dopo essermi laureato, ho accettato la sua proposta». Staccioli è laureto in Storia all’Università di Pisa e, prima del podcast, scriveva di divulgazione storica su un portale online: «Ma non mi piaceva, perché ero costretto ad asciugare il testo per rientrare nelle dinamiche della SEO (search engine optimization, ndr)». Così nasce Storie di ieri, osservate partendo da quelle di oggi. Il titolo di un episodio della serie è emblematico: «Il Passato è una terra straniera? O ci è più vicino di quanto non si creda?». «Molti comportamenti che vediamo oggi – spiega l’host e autore toscano – derivano dal passato. Ma gli episodi storici non devono giustificare quelli presenti. Conoscere la storia serve a concepire le distanze con quanto già successo».

Alessio Staccioli

Come nell’episodio «Non avere paura della bomba», dedicato all’ordigno nucleare proprio nei giorni delle minacce di Putin. O come quando Staccioli, sempre con un riferimento al conflitto ucraino, narra il percorso che ha portato l’Italia nella Nato. Il tono di voce è informale condito dalla caratteristica cadenza toscana, elementi che avvicinano i temi storici a un pubblico variegato. E, per farlo, l’autore si serve anche dei videogiochi. Soprattutto di quelli che riescono a creare un efficiente senso di immersione. Staccioli spiega: «Prendiamo, ad esempio, gli strategici in tempo reale, o Call Of Duty o Battlefield. Nel tutorial di quest’ultimo, ambientato nella prima guerra mondiale, il protagonista va all’attacco e muore dopo venti secondi. E così per ogni personaggio affidato all’utente. Una dinamica che riproduce l’alto tasso di mortalità in trincea. Il videogioco crea fascinazione, instaura un ponte tra l’ascoltatore e chi racconta la storia».

Staccioli compie, in alcune puntante, anche operazioni di fact-checking. È il caso dell’episodio in cui interviene su una dichiarazione rilasciata dal filosofo Luciano Canfora il 10 marzo 2022 a Il Riformista: il filosofo si esprime a proposito del conflitto tra Russia e Ucraina che considera uno scontro tra lo stato guidato da Putin e la Nato. Ancora una volta un tema del presente, collegato al passato. «Mi sono riletto oggi l’intervista, più emotiva che riflettuta, in cui Canfora – commenta Staccioli – faceva un paragone tra il conflitto in Ucraina e quello in Jugoslavia. Un vortice di conflitti interni con la Serbia che tentò di riportare sotto il suo controllo la Bosnia e la Croazia per cercare di creare un’unità identitaria della Iugoslavia. In Ucraina il contesto è diverso: ci sono la Russia, l’Ucraina e una fascia di territorio dove si parla il russo. Motivo per cui la Russia vuole occuparla, dato che la lingua è considerata un marcatore di identità culturale. Ma perché l’Ucraina non ha mai indetto un referendum per capire con chi volesse stare il Donbass? Ci sono una serie di motivi a partire dalla ricchezza economica del territorio. Canfora riduce tutto a un contrasto tra Russia e Nato, senza entrare nei dettagli delle cause conflittuali».

 

Il FEMMINISMO NELLA STORIA

Poi c’è Francesca Ferragina, che osserva la storia «da un punto di vista femminista». Il suo podcast è Storie di donne nella storia, sulle figure femminili che si sono distinte nel passato offrendoci insegnamenti sul presente: «Mi piace narrare le vicende delle donne come se fossero una fiaba. Con tutte le caratteristiche di questo tipo di racconto».

Francesca Ferragina

Francesca si è costruita uno studio di registrazione in casa dopo aver iniziato il podcast in maniera artigianale, registrando vocali su WhatsApp: «Con questo medium si può fare divulgazione: il podcast concede occasioni di apprendimento anche a chi non ha tempo di leggere». I racconti sonori di Feragina non superano i 20 minuti di durata. Spesso accontenta le richieste degli ascoltatori (lo ha fatto, tra gli altri, con l’episodio su Juana di Castiglia), oppure trova ganci nelle presente: «Da sette anni a questa parte l’11 febbraio si celebra il Women in Science Day, chiamato anche il giorno della scienza in rosa. Come spesso accade, i giornalisti e il patriarcato, tipicamente italiani, trasformano qualcosa che dovrebbe celebrare e onorare le donne in un siparietto che fa sembrare tutto un “dovuto” per quote rosa, minimizzando quindi il lavoro e il sacrificio di scienziate e ricercatrici. Questo è un po’ il destino della protagonista di questo episodio, Hedy Lammar. Malgrado abbia lavorato a una delle scoperte più innovative del secolo scorso, il mondo e Wikipedia la classificano ancora solo come “attrice”». Insomma, c’è un taglio militante che porta la voce di Storie di donne della storia a esplorare il passato valorizzando il ruolo di donne spesso posizionate ai margini della storia.

Il ruolo delle donne, il ritorno dei populismi e l’analisi tra le guerre di ieri e di oggi sono solo alcuni temi che i giovani podcaster raccontano creando un ponte tra passato e presente. La storia come chiave di lettura di fenomeni contemporanei.

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