Di Mirko Lagonegro, ceo e cofondatore di Digital MDE
Qualche giorno fa, al telefono con un potenziale cliente: «…e quindi per il nostro podcast pensavamo a una serie di interviste al nostro amministratore delegato: che ve ne pare? Funzionerebbe, vero?». Fortunatamente domande del genere sono sempre più frequenti, dato l’aumento dell’impiego del podcast come strumento di comunicazione e marketing, e non è certo un problema in sé realizzare un contenuto di quel tipo. Il punto è che non solo non è affatto detto che funzioni, ma che potrebbe portare risultati al di sotto delle aspettative del cliente, traducendosi quindi in un boomerang per il produttore.
Ora, figuratevi se uno nato a Genova come me non capisce l’importanza della cassa e le logiche del business… ☺ È proprio per tutelare il cliente che ritengo sia molto più conveniente ragionare prospetticamente. Anche a rischio di irritare il cliente stesso, lì per lì, ma scongiurando un rischio di gran lunga maggiore: che venga messa in discussione l’efficacia del podcast. Credo quindi sia davvero importante chiarire a chi approccia questo formato di comunicazione per la prima volta, magari convinto che sia uno strumento di advertising come i tanti in uso nel contesto digitale, che se non si crea valore per chi ascolta ci ritroveremo con l’ennesimo vanity podcast. Un progetto autoreferenziale che, forse, sarebbe perfino meglio non fare. Ne siamo talmente convinti da averlo scritto sulla nostra pagina LinkedIn per dare la massima visibilità a un post di Pacific Content, famosa casa di produzione canadese, che approfondisce proprio questo tema.
Insomma: saper indirizzare le richieste dei committenti, oltreché essere loro utile nell’immediato – hai visto mai che, capendo meglio come funziona l’audio, decidano di spostare la loro attenzione su un progetto di corporate podcast – contribuisce alla diffusione di quella cultura del podcasting che ogni operatore sarebbe bene considerasse la sua prima, vera, priorità.
Leave a Reply